Raccontarsi a suon di passi: il potere terapeutico del camminare
Camminare è un gesto semplice, automatico, eppure, come denuncia l’organizzazione mondiale della sanità, siamo sempre più statici. In un pianeta in cui le tecnologie e i comfort ovattano la nostra esistenza, sono sempre più rari i momenti in cui ci concediamo di fare quattro passi. Ciò che ci sfugge non è solamente il tempo da dedicare all’atto del camminare, ma la consapevolezza di quanto, tale semplice gesto, sia positivo per il nostro benessere fisico e psicologico. Ce lo insegna la storia: siamo nati per camminare. L’intera evoluzione dell’uomo si è edificata sulla possibilità di spostarsi nello spazio per lunghe distanze, alla conquista di nuovi territori da esplorare. Ma c’è qualcosa in più rispetto al semplice spostarsi. Camminando si entra in contatto con se stessi. Il ritmico alternarsi dei piedi, l’accellerazione del battito cardiaco, l’aumento della frequenza respiratoria e dell’ossigeno nel sangue, sono le condizioni che rendono possibile il raggiungimento di uno stato psicofisiologico ottimale per sentirsi, per entrare in sintonia con il corpo e con la mente. Fateci caso. Senza citare i numerosi artisti e filosofi che hanno attribuito all’arte del camminare un potere illuminante, potete constatare personalmente, attinggendo nelle stanze dei vostri ricordi, quanto una semplice passeggiata caratterizzi i momenti piacevoli, attimi carichi di emozioni positive. Già! Non è un caso che all’atto del camminare si associno condizioni psicologiche piacevoli. Come vi dicevo, fare quattro passi stimola la variazione di alcuni indici fisiologici, tra cui l’aumento di ossigeno nel sangue, che creano le condizioni ideali per l’aumento del pensiero creativo e l’espressione di emozioni positive. E se ai quattro passi aggiungiamo il parlare di sé? La risposta è semplice: si sperimenta il potere terapeutico del camminare.
Questa consapevolezza mi ha portato a introdurre, tra le attività che svolgo, un nuovo metodo di lavoro: la consulenza psicologica itinerante. Ho pensato, sulla scia di tali consapevolezze, di fornire alle persone che svolgono un percorso con me l’opportunità di sperimentare un nuovo modo di raccontarsi. La consulenza psicologica itinerante sovverte lo schema classico del setting psicologico; si passa da una posizione statica a una dinamica e si creano le condizioni per entrare in contatto con se stessi in modo fluido e spontaneo. I risultati? Decisamente positivi! Un passo dopo l’altro la persona esprime le sue emozioni e interagisce con me avvolta da un armonico ritmo, generato dall’andatura del cammino. Le tensioni si sciolgono e il dialogo scorre in modo naturale. È come se, attraverso la spontaneità di un gesto automatico e famigliare, le catene del controllo mentale si allentassero lasciando libero il soggetto di esprimere i propri sentimenti. Se ci pensate, è curioso: la complessità delle sovrastrutture psichiche viene inibita da una semplice e basica azione motoria. Parlare di se stessi mentre si cammina sembra più semplice, più naturale.
E allora, perché no? Raccontiamoci a suon di passi …
Paolo Caselli – lo psicologo non convenzionale